La cannabis in gravidanza altera il DNA e i percorsi cerebrali del bambino

Paracelsus

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Un recente studio getta nuova luce sul modo in cui l'esposizione prenatale alla cannabis (PCE) influisce sulla prole, con implicazioni significative per il neurosviluppo nell'arco della vita. La ricerca, pubblicata su Molecular Psychiatry e guidata da Alexandra Noble e dal suo team, è la prima nel suo genere a studiare l'impatto molecolare della PCE sulla metilazione del DNA, in particolare nei geni legati allo sviluppo del cervello e ai disturbi del neurosviluppo. Esaminando i dati di due studi longitudinali - l'Avon Longitudinal Study of Parents and Children (ALSPAC) nel Regno Unito e il Christchurch Health and Development Study (CHDS) in Nuova Zelanda - questa ricerca dimostra come il consumo di cannabis durante la gravidanza possa portare a cambiamenti duraturi nell'espressione genica attraverso alterazioni della metilazione del DNA.

Cannabis e gravidanza: Una preoccupazione crescente

Con la diffusione della legalizzazione della cannabis a livello globale, il suo uso in gravidanza è diventato più diffuso, nonostante la mancanza di una comprensione completa dei suoi effetti a lungo termine. Negli Stati Uniti, la percentuale di donne in gravidanza che fanno uso di cannabis è aumentata dal 3,4% nel 2017 al 7,0% entro il 2022. L'aumento è attribuito alla percezione di una riduzione dei rischi dovuta alla legalizzazione della cannabis. Tuttavia, questo nuovo studio sottolinea la necessità di cautela. Il team di ricerca sottolinea che la cannabis può attraversare la barriera placentare e potenzialmente influenzare il feto in via di sviluppo interagendo con il sistema endocannabinoide, un regolatore cruciale dello sviluppo cerebrale.

Svelati i cambiamenti nella metilazione del DNA durante l'arco della vita

Lo studio è il primo studio di associazione epigenomica su larga scala (EWAS) di questo tipo, che esamina i profili di metilazione del DNA della prole esposta alla cannabis in utero in diverse fasi dello sviluppo: nascita, 7 anni, 15-17 anni e 27 anni. La metilazione del DNA, un processo epigenetico che può alterare l'espressione genica, è spesso influenzata da fattori ambientali, compresa l'esposizione a sostanze. I ricercatori hanno identificato alterazioni significative nella metilazione in siti CpG specifici in vari punti temporali, con geni come LZTS2, NT5E e NPSR1 che mostrano cambiamenti consistenti.

In particolare, lo studio ha rilevato che la PCE influisce sulle vie coinvolte nel neurosviluppo, nella neurotrasmissione e nella struttura neuronale. Questi cambiamenti molecolari sono associati a un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo, come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), il disturbo dello spettro autistico (ASD) e la schizofrenia. Questa ricerca sottolinea l'importanza di ulteriori indagini sui meccanismi molecolari che determinano questi rischi.

Risultati principali: Geni e percorsi interessati dalla PCE

Tra i risultati più evidenti vi è la metilazione differenziale del gene TUBB2B, legato allo sviluppo corticale, e di LZTS2, associato a ritardi nello sviluppo neurologico e a disturbi psichiatrici come la depressione. Durante l'adolescenza sono stati osservati cambiamenti in WAC, un altro gene implicato in gravi disabilità intellettive.

Lo studio ha anche evidenziato che geni specifici hanno mostrato cambiamenti di metilazione in diverse fasi dello sviluppo, suggerendo che la PCE può avere effetti persistenti sul metiloma. Ad esempio, sono stati osservati cambiamenti di metilazione in *NPSR1*, *NT5E* e *CRIP2* sia nell'infanzia che nell'adolescenza, indicando un impatto duraturo sui geni responsabili della funzione cerebrale e dello sviluppo cognitivo.

Implicazioni per la salute pubblica e la ricerca futura

Questa ricerca rappresenta un passo avanti fondamentale nella comprensione degli effetti a lungo termine del consumo di cannabis durante la gravidanza. Fornisce prove molecolari a sostegno del legame epidemiologico tra PCE ed esiti avversi del neurosviluppo. Tuttavia, gli autori sottolineano la necessità di studi di coorte più ampi per confermare questi risultati e fornire linee guida più chiare per l'uso di cannabis durante la gravidanza.

I risultati dello studio hanno implicazioni immediate per le politiche di salute pubblica, in particolare nelle regioni in cui la cannabis è legale. Dato l'aumento dell'uso di cannabis tra le donne in gravidanza e i potenziali rischi per la prole, c'è un urgente bisogno di un'educazione e di una consulenza più complete sull'uso prenatale della cannabis.

Per maggiori dettagli, lo studio completo può essere consultato qui (clearnet).
 
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